Laporta racconta i segreti del Barça

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  1. sgtpep83
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    ho appena letto letto un'intervista a Laporta e volevo propola...l'ho presa da la repubblica...il barça è da sempre una delle mie spuadre favorite in europa, naturalmente viene dopo la juve e il cagliari ....a voi...


    Calcio
    Laporta racconta
    i segreti del Barça
    L'ex presidente svela come è nata la squadra più forte del mondo. Berlusconi: "E' un guascone", Ibrahimovic: "Mai entrati i sintonia". L'Unicef: "Pagavamo per averle il suo nome sulle maglie ora è finito sopra il sedere...". Il ruolo di Cruyff: "Senza di lui nulla sarebbe sucesso. Ci ha insegnato a vincere"

    BARCELLONA - Ha qualcosa di infantile, l'avvocato Joan Laporta. Architetto del Barça-mes-que-un-club, custode del segreto più invidiato di quello della Coca cola, il segreto della squadra dei sogni. Non troppo alto, non troppo magro, non più così giovane. Gli ultimi dieci anni in vetta al mondo e ora da due qui nell'anonima sala riunioni del suo studio legale, vista sul retro del palazzo, balcone con calcinacci di lavori in corso. Moglie separata a Londra, tre figli maschi adolescenti via con lei. Una fama di Casanova da girone di ritorno e di "chico Martini", ragazzo da drink, che scaccia con un gesto della mano: leggende. La carriera politica, il suo nuovo campo di gioco, va così così: vorrebbe la Catalogna indipendente, il nuovo corso politico non giova alla causa. Potrebbe essere malinconico, risentito. Invece gli brillano gli occhi mentre parla, salta sulla sedia, si alza, fa disegni con la mano. Quando a tarda sera si resta chiusi dentro lo studio si toglie la giacca si infila in un cunicolo e apre una porta segreta: "Guardi, venga, qui dietro c'è un ascensore segreto. Sapesse quante volte...". Di chi lo accusa di aver lasciato buchi nei conti dice "miserabili. Non mi perdonano il successo. Gli ho consegnato la squadra più bella del mondo". Tornerà al club? "Forse, chi può dirlo", e si illumina. Parla del Barça al futuro, "il prossimo presidente sarà Guardiola, il prossimo allenatore Xavi". Si diverte. Mercoledì la squadra giocherà contro il Milan di Berlusconi: "Un tipo simpatico, guascone. Quando ha fatto shopping di lusso, ai tempi di Sacchi, aveva una squadra fortissima. Pagando, certo. Ma la nostra filosofia è un'altra: menos cartera, mas cantera. In castigliano fa rima. Significa meno mano al portafogli, più vivaio. Un altro modello, diciamo così".
    Il modello, avvocato. Che cosa significa "mes que un club"? Qual è il segreto del Barça?
    "In primo luogo la storia. La nostra è una squadra più che centenaria, foro di democrazia e di diritto. Negli anni di Franco, quando parlare catalano era proibito, al Barça si parlava la nostra lingua. Uno dei nostri presidenti fu fucilato dal dittatore fascista. Il Real era la squadra del regime, la nostra quella della regione che vanta il primo parlamento d'Europa. Il Barça non ha un padrone, è di proprietà dei soci. Fra la squadra e la comunità c'è una prossimità integrale. Barcelonismo e catalanismo sono una cosa sola: è una mentalità".
    Rigore e lavoro, è questo il catalanismo?
    "Cultura dello sforzo. Onestà. Responsabilità. Senso comune. Quello che noi chiamiamo "seny". Voi dite buon senso. Però poi i catalani hanno una vena di vittimismo che non è arrendevolezza, al contrario: semplicemente mediano, conciliano, sopportano e vanno avanti. Questo serve a resistere ma non basta per vincere. Noi abbiamo fatto in modo che il Barça vincesse".

    Appunto, come?
    "Gli elementi sono quattro. Catalunya è uno. Poi però ci voleva Cruyff, che è il secondo. Il terzo è la masia, il vivaio. Il quarto è Unicef. Il privilegio di dare".

    Cominciamo da Cruyff.
    "Senza Cruyff nulla sarebbe successo. Quando venne a giocare da noi ero bambino. Era l'anno della Liga dorada, '73/74. Noi portavamo le divise e i capelli corti con la riga stile franchista. Lui aveva i capelli lunghi. Una moglie bellissima, Dani. Volava, in campo. Fu il primo a fare pubblicità facendosi pagare: è lavoro, diceva. Il progenitore del diritto di immagine! Lo adoravamo. Poteva andare ovunque, era il Messi di allora. Per meglio dire: Messi è il Cruyff di oggi... Poi negli anni Novanta è tornato da allenatore. Generoso, furbo, coraggioso, carismatico. Il gusto per lo spettacolo che diventa arte. Quattro regole semplici: avere la palla, massimo due tocchi, velocità, pressione sull'avversario. Un modo genuino di giocare. Cruyff ci ha semplicemente mostrato che c'era tutto per vincere, bastava farlo. E per farlo bisognava divertirsi, appunto, perché giocare significa divertirsi, no? Mi ricordo che a Wembley, alla finale di Champions contro la Sampdoria, fece uscire i giocatori dagli spogliatoi dicendo solo questo: "Andate, e divertitevi". I ragazzi hanno imparato. Messi quando gioca sembra che lo faccia nel cortile della scuola. Si diverte".

    E così è cresciuta la masia, la cantera. Il vivaio.
    "Un gioiello. I ragazzi in campo oggi, da Messi a Xavi, da Puyol a Iniesta, a Busquets sono cresciuti insieme. Da quando avevano 8, 10 anni. Sa cosa significa? Guardiola è uno di loro. In fondo il vero segreto è questo: sono buona gente".
    Cosa intende per buona gente?
    "Umili. Che non fanno i gradassi. Che hanno buoni amici. Che si aiutano, sono una comunità. Sono generosi e solidali".
    Lei nel 2008 ha scelto Guardiola, giovane e senza esperienza come allenatore, per guidare la squadra. Paura?
    "Nemmeno un po'. Ho avuto il privilegio di imparare il calcio da Cruyff e Rijkaard, seguire i loro consigli e vedere coi loro occhi. Guardiola era perfetto. Aveva il Barça nel cuore, Cruyff nelle vene, l'epica nell'anima. La nostra storia incarnata: un ragazzo di provincia, cresciuto nella masia, grandissimo lavoratore. Johan l'aveva fatto scendere in campo un giorno dicendo: da oggi giocano Pep e altri dieci. Da quel momento è stato la sua cinghia di trasmissione nella squadra. Non ha fatto che continuare, anche se oggi tendono a rendergli la vita difficile. Il cruyfismo, per qualche inspiegabile ragione, ai nuovi dirigenti è indigesto. Non mi pare una buona idea isolare Guardiola, nel club".

    Potrebbe accettare qualche offerta milionaria...
    "Non so. Mi auguro di no. Per quanto lo conosco direi di no, ma poi sa, le cose cambiano. Ricordo che quando offrirono un ingaggio formidabile a Messi andai da Jorge, suo padre, e gli dissi: quei soldi non possiamo darglieli, ma se resta avrà la gloria. Ci vuole un gruppo solidissimo attorno per dire questo. Tutti uniti per il bene comune. Lo stesso obiettivo, la stessa mentalità. Messi era già grandissimo, è diventato il migliore quando ha imparato a mettersi a disposizione degli altri".
    Cosa che non è successa a Ibrahimovic.
    "No, Ibra non è mai entrato in sintonia con la squadra. C'erano pressioni enormi perché lo prendessi, ma il calcio è un gioco collettivo e il Barça è il più solidale tra i collettivi. Fu un errore. Per di più non in linea col nostro spirito: meno spese, più vivaio...".
    E i conti ne hanno risentito.
    "Guardi, il tesoriere della squadra era Xavier Sala i Martìn che insegna alla Columbia e io credo sarà Nobel per l'economia. I conti che abbiamo lasciato erano perfetti. Per giunta con la Fondazione abbiamo distribuito in dieci anni 60 milioni di euro. Perché fondamentale è stato il quarto punto: l'Unicef".
    L'unica squadra a non avere sponsor ma a fare da sponsor.
    "Infatti. Noi pagavamo per avere la scritta Unicef sulla maglia. Un milione e mezzo all'anno, più quelli che all'Unicef arrivavano da altri nostri accordi: la Nike ha dato 10 milioni attraverso di noi. Perché non basta giocare bene e vincere. Bisogna essere generosi. Dare. È un privilegio, poter dare, che suscita ammirazione e rispetto. In questo eravamo diversi".
    Ora c'è il Qatar.
    "Una tristezza. L'Unicef è finito dal petto dietro il sedere. Che errore".
    Ventisei milioni di euro.
    "Pochi, per una maglia vergine. La maglia del Barça incarna uno spirito. Vale moltissimo di più".
    Ci va ancora allo stadio?
    "Certo, nel posto dove andavo quando avevo 5 anni con mio padre, dall'altra parte delle tribune. Se piove mi bagno".
    Mercoledì Milan: cosa pensa del modello Berlusconi?
    "È diverso. Non parlo male degli altri club. Parlo bene del mio. Il Milan di Sacchi era un megastore da sogno.
    Oggi, calcisticamente, il Barça è più forte".
    È vero che ha detto di no alla costruzione dei Casino Eurovegas sui terreni della società, prima di lasciare?
    "È vero. Noi siamo la squadra che costruisce scuole in Malawi, non sale bingo sotto casa. Siamo quelli del lavoro non quelli del colpo di fortuna".
    L'hanno spesso paragonata a Berlusconi. Come stile di vita, diciamo.
    "Mi piacciono le cose belle. Non vedo altri punti di contatto, ammesso che la nostra idea di bellezza sia la stessa. Non ho una squadra né un impero economico, ho sempre lavorato per gli altri. Berlusconi l'ho conosciuto, un gran seduttore. Come politico non saprei. Io sono catalanista. Indipendentista. Liberale e progressista. Penso che dobbiamo indignarci meno e ottenere di più".
    Il modello Barça è anche un modello politico?
    "Potrebbe esserlo. Le buone pratiche lo sono. La mia seconda squadra è l'Athletic Bilbao, i baschi. Alla fine quello che conta sono gli uomini che incarnano le idee, i progetti, il gioco. La cosa migliore del Barça sono i nostri ragazzi. I giocatori. Sa che volevano scendere in campo tutti col 22, per Abidal? Animo, Abidal. Forza".

    Chi vince mercoledì?
    "Noi".
    Chi sarà il prossimo presidente?
    "Guardiola, se potessi decidere io".
    E il prossimo allenatore?
    "Xavi, un fenomeno. Un ragazzo magnifico".
    E lei?
    "Io cosa?".
    Tornerebbe, o preferisce la politica?
    "Chi lo sa. Io amo il Barça e il mio paese come amo i miei figli. Quando Cruyff ha chiamato suo figlio Jordi, il più catalano dei nomi, ho capito che avremmo vinto tutto. Detesto chi si lamenta e gioca in rimessa. Noi non facciamo melina col pallone. Un tocco, al massimo due. Lavoriamo per gli altri, e corriamo avanti. È così che si vince: si vince
    (26 marzo 2012)
     
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  2. Massi®
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    Intervista interessante,condivido anch'io lo stesso interesse nei confronti di questa grande squadra.

    Edito il titolo del topic,barça è troppo generico ;)
     
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  3. sgtpep83
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    se vuoi mi occupo anche del Barça x gli estimatori tanto la seguo su internet la squadra e poi mercoledì big day!!! comunque la sezione altri sport non decolla....ci vogliono i motori, ma tra un pò torna la moto gp.....speriamo bene mi fa piacere occuparmi di questi post quando posso.....

    ah diomenticavo grazie :pc:
     
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  4. Massi®
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    CITAZIONE (sgtpep83 @ 26/3/2012, 22:36) 
    se vuoi mi occupo anche del Barça x gli estimatori tanto la seguo su internet la squadra e poi mercoledì big day!!! comunque la sezione altri sport non decolla....ci vogliono i motori, ma tra un pò torna la moto gp.....speriamo bene mi fa piacere occuparmi di questi post quando posso.....

    ah diomenticavo grazie :pc:

    Per quanto riguarda un eventuale topic del barça,direi che puoi postare quando vuoi varie notizie, un topic ufficiale dubito possa avere un seguito come inter,milan e juventus.

    Il topic altri sport non è un problema,l'hai aperto ieri e non c'è fretta. Col tempo quando ci saranno più gare e quando gli altri avranno tempo di guardarle vedrai che arriveranno anche i commenti ;)
     
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  5. sgtpep83
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    ok thank you :pc:
     
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  6. sgtpep83
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    http://youtu.be/y5rCceFiyxk

    Messi con Soufian. “Som el que ens proposem”, lo sport per tutti secondo il Barcellona
    dalla gazzetta dello sport

    Lionel Messi e Soufian Bouyinza. E poi Víctor Sada (basket), Víctor Tomás (Pallamano) e Marc Torra (hockey su pista). Quattro grandi campioni a praticare il loro sport con bambini che hanno una disabilità fisica. “Som el que ens proposem” or “We are what we do, we are what we achieve” “Siamo quello che proponiamo”, per tradurlo (male) dal catalano o “Siamo quello che facciamo, siamo quello che riusciamo a raggiungere” dal nome inglese della campagna, bellissima, della Fondazione Barcellona e del Comitato Paralimpico insieme all’Istituto Guttmann, che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica verso le persone con disabilità e portare alla formazione di educatori per dare nelle scuole e nelle società attività sportiva inclusiva.Lo spot con Messi, che trovate anche in questa pagina insieme agli altri, ha per protagonista il giovanissimo Soufian Bouyinza, 11 anni, che per la sindrome di Sandrow-Laurin, una malattia rara che causa malformazioni congenite del sistema muscolo-scheletrico, ha avuto entrambe le gambe amputate tre anni fa. La televisione spagnola Tv3 sta anche girando un documentario su Soufian, grande fan di Messi. che si intitola “Il ragazzo che voleva volare”.
    Negli spot, che potete vedere qui, oltre a quelli con Victor Tomas e Victor Sada, anche quello con Torra e il wheelchair hockey, giocato in particolare da persone con distrofia muscolare, sostenuto dalla Uildm (Unione lotta alla distrofia muscolare), la cui Giornata Nazionale 2012 si svolge proprio in questo periodo ed è dedicata proprio allo sport: Liberi di essere campioni


    e al barça sono tutti campioni...magari succedesse anche in italia....
     
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  7. sgtpep83
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    Guardiola_signs_contract_Guardiola: «Milan-Barça sarà sfida bella e dura»

    Il tecnico dei blaugrana: «Preferisco sempre le squadre con le quali non abbiamo giocato, perchè ci conoscono meno bene. Avrei preferito un altro sorteggio. I rossoneri sono un club di alto livello»

    MADRID (SPAGNA) - Sarà una sfida «molto bella e molto dura»: cosi Pep Guardiola dopo il sorteggio dei quarti di finale di Champions che vede il suo Barcellona di nuovo contro il Milan. «Per essere campioni, bisogna battere i migliori, bisogna batterli tutti». Il Milan sarà un osso duro, anche perché - spiega nella conferenza stampa della vigilia della partita di Liga contro il Siviglia - «preferisco sempre le squadre con le quali non abbiamo giocato, perché ci conoscono meno bene. Avrei preferito un altro sorteggio. Ma sarà il Milan, con i suoi giocatori di alto livello....». Sarà un quarto di finale «molto duro», insiste Guardiola: «Il Milan è una squadra forte sotto tutti gli aspetti». Ai cronisti che gli chiedono se pensi a una finalissima con il Real Madrid, risponde prudente: «Non penso neanche a una ipotetica semifinale», per ora il Milan è «la sola cosa che mi preoccupi». «Sarebbe un sogno arrivare a Monaco, ma abbiamo le stesse possibilità che hanno le altre sette», spiega. «Tutti ci guarderanno contro il Milan, sarà un test per vedere se continueremo ad avere il diritto di essere i campioni», conclude.


    Video
     
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  8. sgtpep83
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    Guardiola ci scherza su
    "Difenderemo in sette..."

    Il tecnico dei catalani appare rilassato alla vigilia della gara con il Milan: "Allegri ha ottimi giocatori, dovremo lottare". Toni distensivi su Ibra: "Lui con noi ha fatto anno straordinario, nei 99 punti fatti nella Liga, ci sono anche i suoi"

    MILANO - La ricetta di Pep Guardiola per battere il Milan è fatta da pochi ingredienti: "Dobbiamo difendere quando è il caso e aggredirli quando possiamo". Facile no? All'apparenza sembra di sì, ma la realtà è un'altra "Il Milan è il club più titolato al mondo, giocheranno per vincere. Allegri ha ottimi giocatori, dovremo lottare".

    Che gara si aspetta?
    "Mi aspetto il miglior Milan, giocherà per vincere, è una delle squadre migliori, ci sono ottimi giocatori come Ibrahimovic e noi lotteremo per vincere. Ma ci sarà anche la gara di ritorno"

    Campionato è complicato, alla fine Champions mancano poche gare. Pensa di avere più opzioni in coppa?
    "Non penso alle opzioni. Dico solo che se non gioca bene, uno non si qualifica. Sono contento di essere qui a giocare con il Milan faremo del nostro meglio per arrivare alla finale. Siamo consapevoli che possiamo passare e non passare".

    Ha deciso come giocare?
    "Difesa da 7, tutti sotto la traversa... - sorride Guardiola proseguendo -. Al di la del modulo, uno deve conoscere la sua forza. Quando si tratta di analizzare il Milan con grandi giocatori non è facile. Domani ci sarà molta pressione su di noi, ci sarà San Siro che urla. Dobbiamo esser preparati a dominare il gioco, e andare avanti con l'idea di andare a fare gol. Segnare fuori casa è molto importante".

    La partita a San Siro giocata nella fase a gironi è finita 2-3...
    "Quella gara è stata divertente per gli spettatori. Io l'ho vista recentemente e ho osservato che abbiamo fatto ottime cose. Sperare che il Milan non abbia occasioni da gol nel suo stadio non è realistico. La prima gara è importante, ma anche il ritorno lo è molto".

    Dato consigli ai suoi difensori per fermare Ibrahimovic?
    "Non abbiamo parlato di concetti concreti, abbiamo solo parlato di cosa possiamo fare contro il Milan. Domani parleremo anche dei singoli giocatori e di Ibrahimovic"

    E' passato molto tempo, pensi che Ibrahimovic abbia trionfato al Barca o vi abbia solo aiutato?
    "Lui ha fatto anno straordinario, nei 99 punti fatti nella Liga, ci sono anche i suoi. Ci ha aiutati sia in campionato che in Champions. Ricordo la partita contro lo Stoccarda, senza di lui non avremmo fatto ciò che abbiamo fatto. Lui in ogni squadra dove è andato ha fatto sempre bene".

    Alcuni quotidiani spagnoli hanno titolati: 15 partite per vincere tre titoli?
    "Noi partita per partita, poi ci sarà l'Athletic Bilbao. Quando ci siamo riusciti non ci abbiamo pensato prima. Un sogno come questo non si prepara, ma si fa gara dopo gara".

    E' Barca contro Ibra?
    "Non mi sembra, voi avete la vostra idea e la titolate così..., noi siamo qui a giocare contro la squadra di Allegri, contro il Milan, il club più titolato al mondo. Domani dobbiamo lottare, fare gol. Dobbiamo difendere quando è il caso e dobbiamo aggredirli quando possiamo. Mi auguro che sia una bella partita ma sarà anche molto molto dura".


    stasera non tiferò barça perchè stasera voglio tifare il bel calcio e questa partita ce ne regalerà tanto di bel calcio...comunque son dalla parte dei catalani per senso di identità di allegria e di stile..sempre...in bocca al lup ad entrambe le squadre!!!
     
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  9. sgtpep83
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    http://video.repubblica.it/edizione/parma/...rma/92146/90540


    messi da piccolo e gia un fenomeno
     
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  10. sgtpep83
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    Guardiola addio al Barça
    "Ragazzi, me ne vado"

    Il tecnico aveva deciso già ieri sera di chiudere la sua avventura al Barcellona ma prima dell'annuncio voleva parlare con i suoi giocatori. In mattinata la conferenza stampa


    BARCELLONA - E' arrivata la notizia che la Catalogna non avrebbe mai voluto apprendere, ma che era nell'aria da giorni: "Pep se va". Pep Guardiola lascia la panchina del Barcellona dopo quattro anni indimenticabili, che hanno segnato la storia del calcio mondiale. Guardiola, 41 anni, ha comunicato la sua decisione alla squadra intorno alle 11, nello spogliatoio: "Ragazzi, me ne vado". La riunione con la squadra e il presidente Rosell è durata quasi un'ora e poi è iniziato l'allenamento. Manca ancora l'annuncio ufficiale che verrà dato nel corso della conferenza stampa prevsita per 13.30

    Alle 9.30 aveva ufficializzato la sua decisione anche al presidente Sandro Rosell. Guardiola si era insediato sulla panchina blaugrana il 17 giugno 2008, quando l'allora presidente Juan Laporta aveva annunciato l'ingaggio del Pep come successore di Frank Rijkaard. Si racconta che nei giorni precedenti, quando Laporta era indeciso sul da farsi, Guardiola avesse forzato la mano del dirigente con una provocazione: "Quella panchina è mia, ma forse tu non hai le palle per consegnarmela". Guardiola del resto non aveva mai allenato una squadra professionistica, fino a quel momento aveva solo diretto la squadra B del Barça e non aveva esperienza ad altissimi livelli, ma alla fine convinse Laporta, anche aiutato dal suo principale sponsor che è sempre stato Johann Cruyff. E' finita che Pep Guardiola ha guidato il Barça più spettacolare e vincente di sempre, 13 trofei in quattro stagioni cui bisogna aggiungere i tre Palloni d'oro consecutivi vinti da Lionel Messi: Guardiola e il Barcellona insieme hanno vinto tre campionati spagnoli, due Champions League, due Mondiali per club, due Supercoppe d'Europa, tre Supercoppe di Spagna e una Copa del Rey. Per alcuni è già la squadra più forte di tutti i tempi, per altri è nelle prime tre, nell'Empireo, insieme all'Ajax di Cruyff e il Milan di Sacchi. Il dibattito è aperto.

    La decisione di Guardiola era nell'aria da molti mesi. Già un anno fa, dopo la Champions trionfalmente vinta a Wembley contro il Manchester United, Guardiola aveva pensato a lungo se rimanere o no, poi aveva prolungato il contratto di un altro anno. Ma di recente era emersa la sua stanchezza, e pare che anche i rapporti con una parte dello spogliatoio non fossero più idilliaci come un tempo: normale, dopo quattro anni e tanti successi vissuti insieme, che certe dinamiche interne non fossero più quelle di una volta. Così si è arrivati al passo d'addio, dopo un'avventura che comunque rimarrà ineguagliabile per qualità e spettacolarità del gioco, e che segnerà per sempre la storia del calcio moderno: il modello Barcellona sarà un punto di riferimento negli anni e nei decenni a venire, e come ogni modello assoluto sarà inarrivabile, e vanterà decine o centinaia di imitatori che arrancheranno nel tentativo impossibile di replicare la perfezione.

    Ora per Guardiola si apre un'altra parentesi di vita, umana e professionale. E' fin troppo chiaro che mezza Europa lo stia tirando per la giacchetta, reclamandone i servigi. Al momento l'ipotesi più concreta è quella di un Guardiola che dovrebbe prendersi un anno "sabbatico", di riposo e di completa lontananza dal calcio, magari dedicandosi alla sua passione più divorante: il golf, di cui vorrebbe diventare giocatore professionista. Poi ci sono le suggestioni che arrivano dall'Inghilterra: gli sceicchi del Manchester City lo hanno contattato da tempo, e lui li sta facendo aspettare in attesa di un sì o di un no; di recente sarebbe arrivata anche una chiamata dalla federazione inglese che cerca un ct per la Nazionale dopo gli Europei, e anche lì tutti sono in attesa di una risposta. Ci sono poi le piste italiane, Inter e Milan ma pare anche la Roma, solo che i nostri club molto difficilmente potrebbero sostenere i costi per l'ingaggio del Pep, cioè una cifra vicina ai 10 milioni a stagione. Senza contare che un interrogativo rimane comunque: riuscirà Pep Guardiola a replicare il suo stesso tipo di calcio, ad applicare perfettamente le sue idee anche in contesti diversi da quello del Barcellona, che rappresenta un modello unico al mondo quanto a organizzazione e senso di appartenenza che riesce a instillare nei suoi giocatori? Il Guardiola catalano e barcelonista, allenatore della squadra in cui ha giocato fin da bambino e con giocatori che nella maggior parte dei casi avevano le sue stesse origini, è esportabile anche fuori dall'amata greppia? Sono questi interrogativi che peseranno sul suo futuro da allenatore, ammesso che ce ne sia uno. Quanto al passato, il calcio mondiale in un giorno come oggi non può che inchinarsi e rendere omaggio a Pep Guardiola, al suo Barcellona e al suo magnifico gioco: per quattro anni ci hanno regalato brividi, emozioni, sussulti, ammirazione, gioia completa, appagamento totale. Il calcio era una cosa bellissima, ai tempi del Barcellona di Pep.


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9 replies since 26/3/2012, 11:42   70 views
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