Inter

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  1. Castiel®
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    Le origini , Meazza, gli scudetti di Foni

    Nata di marzo. Femmina, diversa, unica. Nata da un atto di rivolta, una ribellione calcistica che si ritroverà lungo tutta la sua storia più che centennale. Nata in un ristorante, nel centro di Milano, un locale che allora - era il 1908 - radunava gli intellettuali della città. Era la sera del 9 marzo.

    La sera del 9 marzo 1908, un gruppo di dissidenti del Milan Cricket and Football Club decide di fondare una nuova società. Alla base della scelta l'insoddisfazione e la voglia di lavorare con criteri diversi, meno rigidi. È così che inizia la storia dell'Inter o, per essere precisi, del Football Club Internazionale di Milano. I soci fondatori sono il pittore Giorgio Muggiani, Boschard, Lana, Bertolini, Fernando De Osma, Enrico, Carlo e Arturo Hinterman, Pietro Dell'Oro, Ugo e Hans Rietman, Voelkel, Maner, Wipf e Carlo Ardussi. E' la preistoria del calcio, c'è incertezza su molti particolari, la stessa grafia dei nomi Maner e Rietman è dubbia. Certa, invece, la nomina del primo presidente, Giovanni Paramithiotti, veneziano di nascita, mentre il pittore Muggiani assume la carica di segretario e inventa lo stemma: le sigle "FCIM" intrecciate in campo oro, chiuso da due cerchi, uno nero e uno azzurro, i colori della notte e del cielo.

    Nel 1909 Ettore Strass subentra a Paramithiotti. Poi la presidenza passa a Carlo De Medici e, nel 1910, arriva il primo scudetto, strappato alla Pro Vercelli dopo un velenoso spareggio. La formazione: Campelli; Fronte, Zoller; Yenni, Fossati, Stebler; Capra, Peyer, Peterly, Aebi, Schuler. Allenatore Virgilio Fossati. Nomi di eroi in bianco e nero, con indumenti sportivi molto vicini a quelli civili dell'epoca, protagonisti su campi spelacchiati, in stadi difficili da immaginare oggi. I giornali dell'epoca concedevano poco spazio al calcio. Gli ha reso onore la storia più della cronaca.

    Nel 1912 prende la presidenza Emilio Hirzel per un periodo di normale amministrazione. Nel 1914 il comando passa prima a Luigi Ansbacher e poi a Giuseppe Visconti di Modrone, che resta in carica per cinque anni, coprendo il tempo caotico della Grande Guerra. Passato il periodo difficilissimo dei bombardamenti, degli atleti morti sul fronte per rispondere alla chiamata della Patria, l'Inter riesce a recuperare la grinta, la voglia di sognare e di far sognare. I tifosi aumentano, il nerazzurro diventa una bandiera, la Milano dei "bauscia" comincia a differenziarsi da quella dei "cacciaviti" rossoneri. Nel primo torneo di Campionato organizzato nel dopoguerra l'Inter vince il secondo scudetto, dopo aver battuto il Livorno per 3-2. È il 20 giugno 1920 e sono trascorsi dieci anni dal primo trionfo. La formazione: Campelli: Francesconi, Beltrami; Milesi, Fossati II, Scheidler; Conti, Aebi, Agradi, Cevenini III, Asti. Allenatore Nino Resegotti.

    Dopo Giorgio Hulss e Francesco Mauro, nel 1923 sale alla presidenza Enrico Olivetti. Durante il successivo periodo fascista, non piace l'apertura "internazionale" che deriva dal nome della squadra. E così, nell'estate del 1928, viene annunciato l'accordo di fusione con un'altra società della città, l'Unione Sportiva Milanese. Il nome cambia in Società Sportiva Ambrosiana (da Sant'Ambrogio, patrono di Milano dopo esserne stato Vescovo). Inizialmente cambia persino la maglia (bianca, segnata dal Fascio Littorio e dallo stemma di Milano), ma tornerà presto nerazzurra. E anche il nome Inter, nel 1932, sarà abbinato a quello di Ambrosiana, che intanto nella stagione '29-'30, allenata dall'ungherese Arpàd Veisz, vince il primo campionato a girone unico (la formazione: Degani; Gianfardoni, Allemandi; Rivolta, Viani, Castellazzi; Visentin, Serantoni, Meazza, Blasevich, Conti).

    L'abbinamento Ambrosiana-Inter dura 13 anni, con quattro presidenti (Turrusio, Simonotti, Pozzani e Masseroni), lo scudetto '37-'38 (la formazione: Peruchetti; Buonocore, Setti; Locatelli, Olmi, Antona; Frossi, Ferrara, Meazza, Ferrari, Ferraris II; allenatore Armando Castellazzi) e quello '39-40 (la formazione: Peruchetti; Poli, Setti; Locatelli, Olmi, Campatelli; Frossi, Demaria, Guarneri, Candiani, Ferraris II; allenatore Tony Cargnelli), la prima Coppa Italia ('38-'39). Sono tutte queste l'Inter di Giuseppe Meazza, detto "Il Balilla", il primo grande personaggio della storia del calcio, l'uomo che fa innamorare i tifosi e le donne, che gira per Milano a bordo delle autovetture da ricchi, che ancora oggi viene considerato il più grande di tutti e di tutti i tempi. L'Inter è bizzarra, a volte fragile, a volte straordinaria, si oppone allo strapotere dei 5 scudetti consecutivi della Juventus, si identifica completamente in Meazza, campione nel senso più moderno del termine, costruttore e finalizzatore del gioco. Primo gol in maglia nerazzurra a 17 anni, un mese e 4 giorni, il 27 settembre 1927 sul campo di via Goldoni contro la Dominante Genova superata per 6-1. Ultimo gol, il numero 247, il 13 aprile 1947 in Inter-Triestina. In mezzo la storia di un ragazzo milanese, nato il 1910 a Porta Vittoria, diventato leggenda: 433 gare in serie A, un totale di 278 reti (inferiore solo al primato da 290 di Silvio Piola), interista sempre pentito di aver indossato, per ragioni economiche, le divise di Milan, Juventus, Verona e Atalanta. Tre volte capocannoniere del campionato, 53 presenze in Nazionale e 33 gol, campione del mondo nel '34 e nel 1938.

    Come in tutte le leggende, il finale è particolare. Meazza, nel campionato '39-'40, concluso con la vittoria del titolo in volata sul Bologna, fa parte della rosa dei calciatori a disposizione di Tony Cargnelli, però non gioca neppure una partita, bloccato dal cosiddetto "piede gelato", la vasocostrizione di un'arteria non permette il regolare afflusso del sangue. Uomo di mondo, dopo 13 stagioni consecutive nell'Inter e le parentesi nelle squadre che neppure voleva ricordare (si giustificava: "erano anni difficili, i tempi della guerra... "), Meazza torna all'Inter da giocatore-allenatore a trentasei anni suonati, per poi continuare la carriera solo da tecnico, lavorando anche e ancora per la causa nerazzurra, ma concedendosi esperienze in Turchia (al Besiktas) e in Nazionale. E' morto nel 1979 e ora riposa, insieme con i grandi che hanno scritto la storia di Milano, al Famedio del cimitero Monumentale. Nel marzo 1980 gli è stato intitolato lo stadio di San Siro, costruito tra il 1° agosto 1925 e il 15 settembre 1926, quindi ampliato e rivisto sino ai giorni nostri.

    Otto giorni dopo la celebrazione del 5° scudetto interista, il primo senza Meazza, l'Italia entra in guerra. Il calcio, tra dolori e rovine, prova a sopravvivere, ma non riesce comunque a far sognare la gente. Nel 1942, nel pieno del secondo conflitto mondiale, presidente della società nerazzurra viene nominato Carlo Masseroni. Resterà al comando della Società per 13 anni. E' lui ad annunciare, sabato 27 ottobre 1945, che "l'Ambrosiana torna a chiamarsi solo Internazionale". I tifosi festeggiano, la gente rivede la luce dopo il buio del regime e della seconda guerra, nasce il Grande Torino di Valentino Mazzola che diventerà leggenda dopo la tragedia aerea di Superga. L'Inter di Masseroni alterna campioni e "bidoni", comincia però a costruire la squadra che vincerà due scudetti consecutivi.

    In questo periodo i personaggi di spicco sono Benito "Veleno" Lorenzi, il grande nemico del Milan, attaccante toscano bravo con i piedi e con le parole, sempre pungente e trainante; e poi l'apolide Stefano Nyers (francese di genitori ungheresi), il biondissimo svedese Lennart Skoglund bruciato da una vita maledetta e dall'alcol, l'olandese volante Faas Servaas Wilkes. Un attacco formidabile, un gruppo che certifica il dna particolare dell'Inter, bella e stranamore, squadra gioie e dolori. In porta un altro personaggio da prima pagina, Giorgio "Kamikaze" Ghezzi. A mettere ordine tattico a un gruppo bello e impossibile ci pensa un tecnico poco amato dalla critica, ma vincente nei fatti: Alfredo Foni. Portano la sua firma due scudetti consecutivi. Il primo (campionato '52-'53) conquistato con questa formazione titolare: Ghezzi; Blason, Giacomazzi; Neri, Giovannini, Nesti; Armano, Mazza, Lorenzi, Skoglund, Nyers. Nasce con quest'Inter il cosiddetto "catenaccio", l'arte di sapersi difendere. Foni, per smentire le critiche, l'anno dopo concede più corda alla squadra, che offre un gioco più spettacolare (memorabile il 6-0 rifilato alla Juventus) ed è ancora scudetto ('53-'54). Questa la formazione titolare: Ghezzi; Vincenzi, Giacomazzi; Neri, Giovannini, Nesti; Armano, Mazza, Lorenzi, Skoglund, Nyers.

    Edited by Massi® - 19/3/2012, 21:33
     
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  2. matrix976
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    La storia racconta: quella sera di 104 anni fa...


    L’ora dell’Inter scocca al ristorante bohémien L’Orologio in via Mengoni, a due passi dal Duomo, ritrovo di artisti e scrittori. Alle otto di quella sera fredda e stellata di lunedì 9 marzo 1908, 15 uomini con paltò, bastone e bombetta, con un atto contro l’autarchico Milan difensore dell’italianità a tutti i costi, escono senza voltarsi dalla Fiaschetteria Toscana di via Berchet, sede dei rossoneri, attraversano a passi decisi la Galleria Vittorio Emanuele e prendono posto intorno a un tavolo in una sala riservata. Il menù prevede risotto alla milanese con ossobuco accompagnato da fiaschi di vino rosso dell’Oltrepò. Si redige un documento: "I signori fondatori si sono riuniti questa sera col fermo proposito di fondare il nuovo Club. Presenti i signori G.Muggiani - Boschard - Lana - Bertoloni - De Olma - Hintermann Enrico - Hintermann Arturo - Hintermann Carlo - Dell'Oro Pietro - Rietmann Ugo - Hans - Voelkel - Maner - Wipf - Ardussi Carlo. Dopo piccole discussioni d'occasione, il signor Muggiani propone si passi alla nomina di un consiglio provvisorio da confermarsi nella seduta di mercoledì 11 marzo. Nelle nomine vengono lasciate vacanti le cariche di Presidente e Vicepresidente. Furono nominati: Segretario G. Muggiani, Cassiere De Olma, Economo Rietmann Hans.

    Consiglieri: 1° Dell’Oro Pietro, 2° Paramithiotti. I presenti deliberano di non nominare una commissione di giuoco, ma bensì trovano necessaria la carica di economo. Muggiani propone di nominare quale socio onorario il Sig. Rag. Bosisio, segretario della Federazione Italiana del Foot-Ball. I presenti accettano tale proposta. Il nome del nuovo sodalizio è stato unanimemente accettato quale Foot-Ball Club Internazionale Milano. La seduta viene tolta alle 11 1/2".

    Seguiranno 43 firme, saranno i nuovi soci dietro il versamento della quota annuale di dieci lire a testa (circa 30 euro di oggi). Sono nomi svizzeri, olandesi, francesi, scozzesi… Alla ventesima riga compare la firma di Virgilio Fossati, colui che sarà il primo capitano di lungo corso e allenatore in campo. E’ Giorgio Muggiani, pittore e disegnatore, a pensare al nome e creare il simbolo: “Sarà sempre una squadra di grande talento e si chiamerà Internazionale perché noi siamo fratelli del mondo. Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle”.

    Tre bottiglie di champagne bagnano la nascita del nuovo sodalizio sportivo e precedono una passeggiata notturna in piazza Duomo. Qui i tre fratelli svizzeri Hintermann lanciano un vaticinio sull’ex squadra: “Finchè vivremo noi quelli là non vinceranno più un campionato”. La storia dirà che il Milan rimane senza conquistare lo scudetto dal 1907 al 1951, 44 anni di lungo digiuno, ed Enrico Hintermann, l’ultimo dei tre, muore poche settimane dopo la vittoria dei milanisti nel giugno ‘51! Sul quotidiano “La Perseveranza” del 12 marzo tra le pubblicità della Chinina Migone, un prodotto per barba e capelli, e il grammofono Minerva Concertophone, che suona e canta, si legge: “Ci perviene notizia che alcuni soci dissidenti della Società calcistica “Milan Foot-Ball Club” si sono riuniti per dare vita a una nuova Società che si denominerà Foot-Ball Club Internazionale Milano”.
    L’avventura inizia: Milano, l’Italia, l’Europa e il Mondo del pallone non saranno più gli stessi. Buon compleanno amata Inter, mille e più di questi giorni.



    Fonte: Fc Inter News
     
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  3. Alascico™
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    Serie A, Chievo-Inter 0-2
    Due gol negli ultimi tre minuti firmati Samuel e Milito

    (ANSA)-VERONA,9 MAR- Con 2 gol negli ultimi 3' l'Inter espugna Verona. Vittoria meritata. Al 14' Sorrentino para un calcio di rigore di Milito, concesso per un fallo di mano di Acerbi. 5' piu' tardi Sneijder colpisce la traversa con un destro dal limite. Per il Chievo l'occasione migliore capita a Pellissier ma Julio Cesar e' attento. Inter in avanti anche nella ripresa, ma il gol di Samuel arriva solo all'87': colpo di testa vincente su angolo. Raddoppio 3' dopo con Milito, sempre di testa, su cross di Zanetti.
    :wow: :wow: :wow:

    Ranieri: 'Io commosso? Perche' ci tengo'
    Tecnico Inter: grazie ragazzi, ora ribaltiamo partita Champions

    (ANSA)-ROMA, 9 MAR- "Mi sono commosso? Vuol dire che ci tengo, i ragazzi hanno fatto una grande prova. E' un risultato che fa morale, è una grossa boccata d'ossigeno". Il tecnico dell'Inter, Claudio Ranieri, ammette di essersi emozionato fino alle lacrime per il successo sul Chievo. Erano quasi 2 mesi che l'Inter non conquistava i 3 punti. La vittoria a Verona rilancia i nerazzurri anche in vista della Champions: 'Al Meazza contro il Marsiglia non sara' facile, ma ci giocheremo tutte le nostre chance', aggiunge Ranieri.
     
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  4. CHRISALSER9S²™
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    ;)
     
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  5. Alascico™
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    sei in vena di faccine oggi :asd:
     
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  6. Castiel®
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    Povero Ranieri...avrà certamente passato un periodaccio,una vittoria ci voleva proprio per tutti..allenatore,giocatori e tifosi...per non parlare del presidente ovviamente.
     
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  7. Alascico™
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    :qt:: :app:
     
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  8. CHRISALSER9S²™
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    CITAZIONE (Alascico™ @ 10/3/2012, 14:19) 
    sei in vena di faccine oggi :asd:

    Oggi mi sono svegliato cosi :rido:
     
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  9. matrix976
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    :rido:
     
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  10. matrix976
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    Milito: "Siamo uniti. Ranieri, lacrime vere. E JC, Moratti, Cuchu, i tifosi..."


    Parole di Diego Milito a due giorni dalla gara di Uefa Champions League contro l'Olympique Marsiglia, in programma martedì 13 marzo allo Stadio "Giuseppe Meazza" in San Siro a Milano.

    Inter.it propone la versione integrale di quanto dichiarato dall'attaccante argentino nell'intervista realizzata in esclusiva da Andrea Paventi per Sky Sport.


    Milito: la nuova stagione dell'Inter è interamente ripartita da quel secondo tempo contro il Catania o è ancora troppo presto per fare queste valutazioni?

    "Speriamo che quel secondo tempo rappresenti un punto di ripartenza, l'ho detto anche a fine gara. In quella partita abbiamo dimostrato coraggio e orgoglio, che ci hanno permesso di sentirci vivi. Perdevamo 2-0 dopo il primo tempo e abbiamo trovato il pareggio, la squadra ha dimostrato, come ho detto, un grande orgoglio. Poi è arrivata questa vittoria con il Chievo che ci dà più tranquillità e più sicurezza".

    Effettivamente contro il Chievo si è vista un'Inter diversa: è veramente scattato qualcosa in un momento negativo?

    "Sì, è un momento negativo e noi, come ho detto prima, ci teniamo tantissimo a cercare di ribaltare questa situazione. Abbiamo parlato tra di noi, cerchiamo di dare il massimo e, per fortuna, abbiamo fatto un'ottima gara a Verona e abbiamo vinto una partita difficile. Credo che questo sia importante per la sicurezza e la fiducia in futuro".

    Si è parlato tanto di quel discorso di Julio Cesar tra il primo e il secondo tempo della gara contro il Catania: è stato qualcosa che vi ha sorpreso?

    "No, non ci ha sorpreso. Può parlare Julio, può parlare un altro: siamo una squadra, un gruppo sempre unito. In quel momento è stato sincero, si sentiva di parlare e di dire qualcosa ai compagni. Noi l'abbiamo presa benissimo, in quel momento ci ha dato una grossa mano. Poi, per fortuna, abbiamo pareggiato. Siamo tranquilli e speriamo di ribaltare il risultato in questa gara contro il Marsiglia in modo da poter andare ai quarti di finale di Champions League".

    Quel è stata, a suo parere, la cosa più importante che Julio Cesar ha detto in quel frangente?

    "Lui è stato chiaro. Ci ha detto che dovevamo rientrare in campo e cercare di girare quel risultato perchè non potevamo permetterci quella sconfitta in casa, ci ha detto che dovevamo dare tutti di più dal primo all'ultimo. Poi siamo scesi in campo, siamo stati uniti sino alla fine, abbiamo avuto anche un po' di fortuna, e tirando fuori un po' di coraggio abbiamo pareggiato".

    È un caso che Milito sia stato un grande protagonista nel filotto di vittorie a cavallo della sosta natalizia e che stia tornando tale in questo momento nel quale l'Inter si sta riprendendo? C'è un po' una Milito-dipendenza?

    "No, sinceramente non credo. Siamo un gruppo e quando abbiamo ottenuto le sette vittorie di fila le abbiamo ottenute insieme. Non credo che ci sia una Milito-dipendenza".

    Milito è molto vicino a Esteban Cambiasso e Javier Zanetti: ci puoi dire quanto hanno sofferto in questa parte della stagione? Ha detto loro qualcosa di particolare?


    "Non c'è bisogno di dirgli nulla, loro sono due giocatori di grande esperienza. Soffrono la situazione come la soffriamo tutti, anzi particolarmente loro. Forse hanno sofferto un po' di più nell'ultimo periodo, però sono giocatori con esperienza e carriera straordinarie che li aiutano a superare certi momenti. Ovviamente dispiace quando si parla di cose non vere, chi li conosce sa che ci mettono sempre la faccia, sono i primi a scendere in campo per l'allenamento e sono giocatori importanti per l'Inter che hanno dato tantissimo a questa società".

    Ha notato che a Verona, quando ha segnato, l'assist è stato di Zanetti e il primo compagno arrivato a festeggiare è stato Cambiasso?

    "Al di là di tutto, sono due miei amici. Ovviamente sono contenti se segno. Io ho cercato soprattutto Pupi perchè mi aveva servito un cross straordinario".

    Che significato hanno avuto per voi le lacrime di Claudio Ranieri?

    "Tanto. Sinceramente io ne sono venuto a conoscenza dopo perchè in campo non me ne sono accorto. Fa parte del momento: è uno sfogo di un uomo che cerca di girare la situazione, che tutti soffriamo, e di farlo insieme a noi. Mi sembra che possa essere normale, anche se sinceramente mi ha sorpreso un po'. Ma siamo tutti con lui, siamo tutti sulla stessa barca e cerchiamo di dare il massimo per cercare di uscire da questa situazione".

    Anche i calciatori in questo periodo stavate sentendo il peso di questo momento?

    "Quando non riesci a vincere è sempre difficile, arrivano la tensione e l'ansia di cercare la vittoria. Per fortuna è arrivata venerdì scorso e ci voleva tantissimo. Ci dà molta serenità e tanta fiducia per la gara contro il Marsiglia".

    C'è stato un momento nel quale avete pensato che forse avevate bisogno di una scossa? O in questi momenti la scossa bisogna darsela da soli?

    "No. L'unica maniera per dare la scossa è allenarsi bene tutti i giorni, migliorandosi sempre. Ce l'ha detto anche l'allenatore quando ne abbiamo parlato e qualche volta, diciamoci la verità, abbiamo anche avuto un po' di sfortuna. Così è stato, sapevamo che saremmo tornati a vincere: contro il Chievo è stato un'ottima vittoria e abbiamo anche giocato bene. Siamo contenti e speriamo di poter raggiungere ancora vittorie importanti".

    Si può ancore parlare di obiettivo terzo posto in campionato?


    "Sinceramente, in questo momento, dobbiamo ragionare gara dopo gara. Sappiamo che il terzo posto è lontano, anche se ci terremmo tantissimo e sarebbe importantissimo per noi. È chiaro che sarebbe un obiettivo da raggiungere perchè è importante per l'Inter, ma come ho detto dobbiamo pensare a una partita dopo l'altra. Abbiamo una gara importantissima in Champions League contro il Marsiglia, speriamo di ribaltare il risultato per passare il turno. Poi cercheremo di vincere ogni domenica la nostra partita, in futuro vedremo dove si potrà arrivare".

    C'è una sorta di patto nello spogliatoio per ottenere qualcosa di importante? Una cosa del tipo: tutti uniti per un obiettivo ancora più di prima...

    "A dir la verità siamo sempre stati uniti. Non ci siamo mai disuniti, neppure nei momenti di difficoltà. Abbiamo sempre cercato di far gruppo più che mai. Questo è un grande gruppo e lo ha dimostrato tantissime volte, anche in questo momento. Non c'è nessun patto, cerchiamo sempre di dare il massimo: a volte poi si riesce e a volte no. Ma la squadra è sempre unita con l'allenatore e diamo sempre tutto per vincere le partrite".

    Milito ha avuto un rapporto molto speciale anche con il presidente Massimo Moratti: come l'hai visto in questo periodo?

    "Sicuramente un po' triste, come tutti noi, per questo momento. Lui è un grandissimo tifoso. Abbiamo fatto un discorso in generale e lui ci ha sempre dato la massima fiducia. Cerchiamo sempre di dare il massimo anche per lui, perchè lo merità. È un grandissimo presidente e ci teniamo tanto a dargli altre soddisfazioni".

    Vi rendete ancora conto che, vincendo contro l'Olympique Marsiglia, ci sarebbe ancora la possibilità di disputare una grande Champions League?

    "Ne siamo convinti. Sicuramente la Champions League è un campionato diverso, passando questo turno saremmo tra le migliori otto d'Europa. La gara di martedì è importantissima, ci teniamo moltissimo a fare bene. E poi saremmo in gioco: siamo una squadra che ha dimostrato di poter arrivare lontano".

    Se potesse dirlo adesso, perchè l'Inter batterà l'Olympique Marsiglia?

    "Siamo convinti che possiamo ribaltare questo risultato. All'andata abbiamo disputato un'ottima gara e non meritavamo di perdere, siamo convinti



    Fonte: FC Inter News
     
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  11. Alascico™
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    Champions, stasera Inter-Marsiglia
    A San Siro per recuperare l'1-0 dell'andata degli ottavi

    (ANSA) - ROMA, 13 MAR - L'Inter ospita stasera a San Siro l'Olympique Marsiglia nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League. In Francia era finita 1-0 per i padroni di casa. A Monaco di Baviera in campo Bayern-Basilea. Tramonta la tessera del tifoso: diventa una 'fidelity card'; resta obbligatoria per le trasferte. Hanno vinto gli ultras violenti, secondo l'ex ministro Maroni.

    :resa: :resa: :resa: :resa: :resa: :resa:

    Deschamps, l'Inter e' ancora la favorita
    Il tecnico del Marsiglia alla vigilia della sfida di Champions

    (ANSA) - ROMA, 12 MAR - Risponde con una risata Didier Deschamps di fronte all'ipotesi di andare incontro all'esonero qualora domani il suo Marsiglia venga eliminato dall'Inter in Champions League. ''Sono momenti complicati che possono capitare, come a Ranieri, ma io mi preoccupo solo di mandare in campo la squadra al massimo'', taglia corto l'allenatore francese che, nonostante la vittoria dell'andata, vede ''ancora l'Inter favorita'' per il passaggio ai quarti: ''Per loro la qualificazione e' molto importante''.
     
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  12. Castiel®
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    Un allenatore intelligente come Deschamps,dice cose intelligenti. Uno, perchè è potenzialmente vero che l'Inter scenderà in campo stile terminator;due,perchè sarebbe masochistico dire il contrario.
     
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  13. matrix976
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    Non c'è niente da fare... quest' anno la sfiga ci perseguita e basta... mezza azione del marsiglia in tutto il secondo tempo...pareggio.... annata assurda veramente.... vabbè pazienza, il calcio è il calcio e vince chi segna ....
     
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  14. Alascico™
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    Ranieri, quest'anno ci manca la fortuna
    Il tecnico dell'Inter dopo l'eliminazione dalla Champions League

    (ANSA) - ROMA, 13 MAR - ''Questa partita e' la fotografia della stagione. Abbiamo giocato meglio anche a Marsiglia, anche questa sera le occasioni piu' nitide le abbiamo avute noi. In 180' il Marsiglia ha fatto tre tiri in porta. Nel calcio vince chi fa gol. Complimenti a loro''. Cosi' Claudio Ranieri dopo l'eliminazione dell'Inter dalla Champions. ''Quest'anno ci e' mancata la fortuna - ha aggiunto il tecnico nerazzurro - Alla squadra non posso chiedere di piu'. Ricostruzione? No, semmai serve una ristrutturazione''.
     
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  15. Il Principino Marchisio
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    Inter, 15 titoli in 7 anni: ora il tramonto

    I nerazzurri si trovano, con 40 punti in 27 giornate, al settimo posto in classifica. Se la stagione finisse oggi, sarebbe fuori anche dall'Europa League

    Stagione ricca di delusioni quella 2011/12 in casa-Inter, oramai appesa ad un solo vero obiettivo stagionale: il raggiungimento del terzo posto in campionato, che farebbe staccare ai nerazzurri il biglietto per i preliminari della prossima Champions League. Fuori dall'Europa contro l'Olympique Marsiglia agli ottavi di finale (non accadeva dal 2008/09 quando i nerazzurri vennero estromessi dal Manchester Utd), fuori dalla coppa Italia contro il Napoli nei quarti di finale (per trovare di peggio si va al 2002/03 quando i milanesi uscirono dal Bari agli ottavi), mai in corsa per lo scudetto, i nerazzurri si aggrappano ad un piazzamento di prestigio in serie A per salvare una stagione finora fallimentare. La strada per raggiungerlo però è tutt'altro che semplice.

    L'Inter con 40 punti in 27 giornate si trova al settimo posto in classifica e, se la stagione finisse oggi, sarebbe fuori anche dall'Europa League, dove attualmente sarebbero qualificate Napoli e Udinese, appaiate a quota 46 punti. In Champions invece andrebbero Milan e Juventus (a partire dalla fase a gironi) e la Lazio (dai preliminari, essendo al momento terza con 48 punti). Per la seconda competizione europea però potrebbe essere sufficiente anche il sesto posto, adesso occupato dalla Roma con 41 punti, se le finaliste di coppa Italia - che si conosceranno la prossima settimana - dovessero essere Napoli e una tra Milan o Juventus, con queste squadre nei primi cinque posti al termine del campionato.

    La stagione negativa è stata finora infarcita di altri primati negativi, tra cui il digiuno-record (mai nella storia l'Inter era rimasta 541' senza segnare) ed il numero delle sconfitte casalinghe (mai nell'era-Moratti aveva perduto in una sola stagione sette partite davanti al pubblico amico). Debacle - come si vede - da tempo sconosciute in casa nerazzurra, considerando che la società arrivava da una messe di titoli in bacheca iniziata nel 2004/05, primo anno di guida tecnica di Roberto Mancini, e proseguita con Josè Mourinho, Rafa Benitez e Leonardo. Cinque scudetti consecutivi dal 2005/06 al 2009/10 (record eguagliato nella storia del campionato di serie A su girone unico, come la Juventus dal 1930/31 al 1934/35), di cui il primo assegnato a tavolino dopo le sentenze di "Calciopoli"; 4 coppe Italia (2004/05, 2005/06, 2009/10 e 2010/11), 4 supercoppe di Lega (2005, 2006, 2008, 2010), una Champions League (2009/10) ed un Mondiale per Club (2010). In totale 15 trofei in 7 stagioni. Altri tempi, altra Inter.
     
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441 replies since 8/3/2012, 22:13   2452 views
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